poesia ballerina

Poesia ballerina

Titolo di un'antologica rappresentata a Milano agli inizi degli anni '80.

Questo stesso titolo diventerà il nome di tutta la ricerca tra danza e poesia che a partire dagli anni '80 si svilupperà lungo il decennio.

L'antologica consisteva in tre serate: Richmond, Milleuna e Papier.

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Animato da una danza evocativa e ineffabile come un tessuto di rime poetiche, il mondo di Valeria Magli vive di sostanziosa leggerezza. Non a caso quest'originale  performer definì «poesia ballerina» la sua ricerca, iniziata con l'invenzione di movimenti scanditi sul suono del verseggiare.

Leonetta Bentivoglio – LA REPUBBLICA

 

 

la signorina Richmond

foto Carla Cerati - 1982

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LA DONNA E’ IMMOBILE TRA OGGETTI E LUCE

 

Valeria Magli prende i lavori di Nanni Balestrini e li trasferisce sulla scena con adeguato rigore, non cercando impersonificazioni e verosomiglianze, ma rispettando il gusto del collage, la musicalità bizzosa, l’ironia di fondo con cui lavora Balestrini. E questo vuol dire accettare anche il gusto della ripetizione, della monotonia variata, con effetti di accumulo e di sarcasmo che ne sortiscono.

Di suo Valeria Magli aggiunge una tecnica del corpo di grande precisione, che forse non si stacca completamente dall’estetica della grazia e dell’equilibrio che definisce il balletto accademico, ma la violenta in improvvise immobilità, tensioni atleticamente sopportate, giochi di luce e di buio, intrusioni di oggetti scenici incongrui e surreali. Certamente non manca l’intento satirico, lo spirito mordace, ma altrettanto certamente l’intento non è quello di divertire, di intrattenere gente libera di interloquire, magari di bere birra e fumare sigari come prescrive Brecht per il teatro epico, ispirandosi al cabaret.

Il lavoro della Magli va visto con altro spirito: piuttosto con pazienza un po’ ipnotica con cui ci si avvicina al teatro visivo e alla danza postmoderna.

 

Ugo Volli - LA REPUBBLICA 1981

 

 

le Milleuna

Costruita su testo poetico di Nanni Balestrini sussurrato, parlato e gridato da Demetrio Stratos e danzato da Valeria Magli, è nata con un lavoro di stretta collaborazione dei tre artisti.
Le Milleuna è favola dell'ambiguità e della discrepanza tra voce e corpo.
Può essere mentale il corpo, può essere plastica la voce?

 

testo   NANNI BALESTRINI
voce   DEMETRIO STRATOS
danza   VALERIA MAGLI

foto Rina Aprile - 1981

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“MILLEUNA”, FAVOLA DANZATA SULLA VOCE DI DEMETRIO STRATOS

 

Milleuna piacevole, raffinata e spregiudicata azione in danza di Valeria Magli, costruita su testo poetico di Nanni Balestrini recitato, sussurrato, parlato e gridato da Demetrio Stratos.

Milleuna è favola dell'ambiguità e della discrepanza tra voce e corpo.
Può essere mentale il corpo? Può essere plastica la voce?

Ci voleva la bravura di Stratos per dare corpo a quelle 100 parole più una (la parola iniziale) ripetute 10 volte in ordine prima crescente poi decrescente.

E occorreva quel movimento rigido controllato e assente della Magli per dimostrare che il corpo può essere anche un'idea.
La sua è una danza quasi ferma, sospesa nei rapidi colpi di luce, ma continua e improvvisata anche nel buio. Non ci sono riferimenti evidenti. La sequenza dei movimenti intende contraddire la materialità della voce.
Il meccanismo risulta assai divertente soprattutto per chi ama le formule chimiche, le combinazioni, gli schemi.

Ma c'è anche da indagare nella memoria individuale e nelle immaginazioni.

 

Marinella Guatterini - L’UNITA’ 1980

Valeria Magli recita Balestrini a Milano
UN VIAGGIO FRA LE PAROLE CON FERMATA A RICHIESTA

 

Metti una sera un poeta famoso e grande organizzatore culturale, emigrato per sottrarsi all'arresto nell'inchiesta sull'Autonomia; la voce recitante di un cantante noto da vivo ma diventato un caso dopo la reazione giovanile alla sua morte tragica e prematura; un'attrice ballerina che ha attraversato le più stimolanti esperienze postmoderne. Nanni Balestrini, Demetrio Stratos, Valeria Magli: quasi un ritratto delle diverse facce della nostra realtà contraddittoria, ossessiva, perfino crudele.

Milleuna di Balestrini sono parole: dieci volte cento parole (più una) tutte unite dall'iniziale «esse». La voce di Stratos le compita lentamente, le inghiotte, le mastica, le stiracchia con sensuale volubilità, fra lunghi intervalli di silenzio e corse senza fiato per le sillabe.

Incurante dei significati, sensibile solo ai ritmi della voce, Valeria Magli interpreta questo ossessivo tessuto verbale con una serie di flash, o posizioni fisse (non diremo tablaux vivants, perché l'intenzione è del tutto opposta). Tutti i movimenti avvengono in un buio rotto solo talvolta da un'esile luce nera: i fari bianchi che si accendono prima ad ogni parola, poi ogni due, tre, quattro, colgono la Magli immobile. Queste sue posizioni sono in rapporto con un oggetto: una palla nera vagamente minacciosa, un ombrellino, una sedia.
Col cambiare degli oggetti, muta anche il metodo di lavoro che prepara le posizioni luminose. Talvolta è un lento movimento continuo, che si gela appena arriva il chiaro, talaltra sono azioni a scatti, da posizione a posizione, molto più numerose di quelle che sono fissate dalla luce, come in un obiettivo fotografico.

Tutto questo lavoro, ovviamente, è condizionato da un'immagine del corpo, che è per la Magli un organismo composto (tanto nel senso di articolato e come snodabile quanto in quello delicato, armonico, simmetrico).
Non ci sono forti dinamismi, dialettiche fisiche tra estroversione e introversione, tensioni corporali evidenti, ma piuttosto sempre una sorta di chiusura gestuale, un bilanciamento di pesi, una stabilità dell'appoggio a terra che ricorda ancora, pur da lontano, l'immagine del corpo della danza. Ma tutti questi sono dettagli che si notano a sforzo, costringendosi all'analisi.

L'effetto generale è un altro, una sorta di acre ipnotismo wilsoniano, un gioco di ripetizioni che agisce sottopelle, insinuandosi nervoso e noioso come un brivido. E non è un caso, certamente, che le reazioni del pubblico si dividano fra risolini nervosi, commenti più o meno civili, caldi applausi finali: far litigare gli spettatori non è risultato da poco in questi tempi di sorda tolleranza repressiva culturale, o se volete di universale banalità.

 

Ugo Volli - LA REPUBBLICA 1980

DANZANDO DENTRO IL BEAUBOURG

 

Per la prima volta una danzatrice italiana è stata invitata al Centro Pompidou di Parigi. In questo famoso istituto culturale, francese per collocazione, ma internazionale per fama e prestigio, Valeria Magli presenta lo spettacolo Le Milleuna su testo poetico di Nanni Balestrini recitato su nastro dalla voce di Demetrio Stratos.

La Magli è una danzatrice non tradizionale che studia e ricerca il rapporto tra la danza e la poesia contemporanea.
I suoi progetti sono rigorosamente interdisciplinari nel senso che danza, musica, poesia e persino effetti visivi corrono su binari autonomi; quanto li unisce è un'idea, quasi una tesi, che sottostà alle diverse messe in scena. In Le Milleuna il corpo della Magli vuole trasformarsi in entità astratta, mentale, attraverso una serie di posizioni e pose statiche, mentre la voce di Demetrio Stratos che ripete dieci volte più una le cento parole del testo, vuole presentarsi come concreta. Ecco allora che la ricerca della Magli si colloca in questo difficile punto di rottura, al crocevia di questa specie di scambio di prospettive culturali.

Al Centro Pompidou la sua gestualità antispettacolare che rifiuta le regole della coreografia e la poesia super-spettacolare di Nanni Balestrini saranno oggetto di studio in una tavola rotonda presieduta da Paul Virilio e da Jean-Jacques Lebel.

 

Marinella Guatterini - L'UNITA' 1981

 

 

Papier

Concerto per carta, voce e danza, Papier è uno spettacolo davvero di carta.
Il corpo danza con la carta, il poeta usa la carta forse la straccia, la sposta, la piega, la rimira. Ma la carta balla, fa rumore: si agita, se agìta.
La danza e la poesia sono legate dalla carta che, usata, srotolata, spiegazzata, a poco a poco invade la scena fino a creare un nuovo spazio.

 

poesie   RICCARDO  BELLONI, CORRADO COSTA, ALFREDO GIULIANI, NICO ORENGO, ANTONIO PORTA, MILLI GRAFFI, GIULIA NICCOLAI, FRANCO BELTRAMETTI

foto Mario Ventimiglia - 1987

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LA “POESIA BALLERINA” DELLA FUNAMBOLA VALERIA

Valeria Magli, ovvero la “poesia ballerina” per citare il titolo di un suo fortunato spettacolo. O anche, “la musa dei poeti”, com'è spesso appellata dalla Milano intellettuale più colta e ricercata. Un'artista di difficile definizione e collocazione, un'intelligente funambola, da sempre in bilico fra il teatro e la danza. Al Teatro Petrella di Longiano stasera, con il suo ultimo spettacolo Papier, una felice combinazione di danza, recitazione e poesia com'è “tradizione” per lei.

Con molta pazienza, la capacità di spogliarsi del proprio abito fortemente intellettuale (la Magli è tutt'ora una delle performer più capaci di affascinare con la parola), facendo buon uso di una forte dose di umiltà e senza concessioni al gusto corrente.
Lo spettacolo si apre su una scena vuota che si riempie man mano di carte di ogni tipo, una scenografia “povera” ma di grande efficacia a dimostrazione che si può ancora fare un teatro d'emozioni.

Donatella Bertozzi - IL MESSAGGERO 1990

 

 

 

 

 

CHE PIACERE! LA PAROLA ESCE DALLA PAGINA E VA IN SCENA

 

Proprio in direzione innovativa, con assoluta determinazione e assiduo lavoro, si sta muovendo da qualche tempo un'attrice che può ben essere definita singolare: Valeria Magli. Valeria ha creduto davvero alla possibilità di praticare una fusione teatrale tra testo poetico e gesto, tra movimento che nasce dalle immagini, tra parole e risposte del corpo, non di un corpo “semplice”, beninteso, ma di un corpo “educato” a rispondere alle provocazioni della poesia contemporanea.

Molti, perché sono molti ormai, gli aficionados ricorderanno il bellissimo spettacolo intitolato Papier, tra foglietti che volano e scritture aeree, senza nessun tipo di blandimento verso il pubblico: chi vuole cercare di capire, entrando in sintonia, ben venga, gli altri si arrangino un po' per conto loro, e non pretendano che un'arte, qualsivoglia arte, si deformi in nome di istanze sottoculturali.

 

Antonio Porta - CORRIERE DELLA SERA 1981

SE LA PICCOLA PIERROTTINA GETTASSE LA MASCHERA…

 

Col garbo di una Pierrottina un po' stonata, Valeria Magli entra in scena recando una vecchia valigia; la apre e ne tira fuori rotoli, fogli, bigliettini di carta; carta di ogni dimensione, foggia, colore. Si aggira in mezzo al pubblico, con leggerezza ammiccante e spettrale e declama versi poetici, in un rituale giocoso di botta e risposta tra carta e voce: la carta partecipa all'azione, piegata, rimirata, stropicciata, di volta in volta stracciata o soffiata via. La carta balla, fa rumore, si agita.

Occasioni rapide e brillanti per il cantilenare passeggiato, esibito, danzato, saltellato dell'attrice-ballerina, unica protagonista dell'azione, in un confronto limpido e sdrammatizzato tra corpo, voce e poesia. Questo breve concerto per carta, danza e voce ha il vantaggio di una declamazione naturale, non recitata, senza enfatismi né marcature: quasi soltanto una cascata liquida di suoni che sfilano in affannosa successione; un non-senso a mosaico, una sintesi ariosa.

 

Leonetta Bentivoglio - LA REPUBBLICA 1984

foto Mario Ventimiglia - 1987